sabato 10 settembre 2022

La Preghiera del Faro


C'è un luogo dal quale mi sento attratto. È lontano da qui, ma non abbastanza per impedirmi di visitarlo almeno una volta all'anno. È una costa alta e rocciosa, non visibile dalla strada, sormontata da vasti prati di vegetazione rasa e coriacea - soprattutto d'estate -, che si affaccia su un mare molto spesso inquieto, increspato dal vento di tramontana. È il faro di Punta Palascìa, l'estremo oriente d'Italia.

Ci ho messo tempo a raggiungerlo. Mi sono avvicinato a tratti, di anno in anno, timidamente. Proprio come si fa con quelle persone capaci di intimorire a distanza, grazie ed oltre il proprio spessore. Prima i prati limitrofi, poi la discesa lungo il sentiero di breccia, che porta quasi ai piedi di quell'impervia costa. È lì che si erge il monito luminoso per migliaia di marinai che hanno attraversato nel tempo e nello spazio uno dei tratti più irrequieti del Mediterraneo, il Canale d’Otranto.

Da questo posto, dicevo, mi sento profondamente attratto. È imbarazzante ammetterlo in pubblico, ma qui si percepiscono le energie benefiche della Madre Terra. Qui vengo a ricaricarmi di quell'energia ancestrale richiamata dall'imponenza del faro che si erge sulla roccia aspra, volgendo lo sguardo su uno specchio d'acqua che riverbera le forze della natura, spargendole fino all'orizzonte.

C'è qualcuno che mi ha consigliato di guardare maggiormente dentro, di concentrarmi sul mondo interiore e di provare a scrivere di questa immensità spesso inseplorata. Sto provando a farlo, ma il richiamo della natura è forte. Luoghi fisici come questo, sparsi su tutto il pianeta, ci richiamano ad essi e compiono il miracolo della metafisica. Diventiamo un tutt'uno con essi. È per tale motivo che ho scritto una preghiera pagana - voglio chiamarla così, ma forse è molto più cristiana di quanto creda -  un'orazione che trasformi in rituale solenne la mia visita a questo luogo, la personale ricerca di un'energia da donare a me stesso e a tutti coloro che mi circondano.
 


La Preghiera del Faro

O punta potente
scranno del faro
che volge lo sguardo
alle nobili sponde
di Illiri e di Achei
Sormonta e risuona
del ventre vinoso
il timpano
Risale in silenzio
il segreto materno
che dolce ribolle
sullo specchio rugoso
Immobile mutante
a noi pellegrini
le sacre energie
il vento riporta
di passo in passo
di anno in anno
noi onoriamo
la chioma
astante di luce che
guida gli intenti
orienta il cammino
benedice le speranze.

Pedro de Montjuic  


Voglio dedicare questa preghiera al mio amico e collega Francesco Gioviale e alle sue escursioni nell'immensità. A lui che dopo uno di questi cammini scrisse:

"Sentirsi in simbiosi con la natura e ogni strada si fa meno dura”

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