venerdì 27 agosto 2021

Termoli

Sistemare centinaia di viti, dadi e bulloni in una cassetta di attrezzi. Rattoppare invano la camera d'aria di una bicicletta. Macinare chilometri fuori porta per illudersi di aver studiato. Accorciare un cavo elettrico per tagliare un groviglio. Bere un tamarindo al chiosco credendo sia un chinotto. Mangiare una pizza da soli, in salone, dopo un esame estenuante. Trovare il proprio posto in società, seduti in un salone. Sedersi al lato giusto di una scrivania, per recitare il proprio ruolo in società. Preparare il terreno dei sapori di un'estate. Fermarsi ad una stazione di servizio e ricordare i profumi di un'estate. Salire su una barca per scendere sulla sabbia. Sedersi in fondo al giardino e sentirsi il regista della pace. Appuntare l'esperienza dei giorni su un blocco note. Leggere più di un libro, e lasciare tutto a metà.

Il presente passa avanti o torna indietro, senza mai mostrare sé stesso.


Termoli

Sembra di stare a Gracia
dietro il vetro della vineria
in questa città che non è certo Barcellona.
Piove. Le nostre ordinazioni
tra una stagione e l'altra
si beffano del tempo
come nuvole sopra i lenzuoli gettati
come desideri seduti in un'automobile
come spensieratezza sotto le luminarie.
È il corso che si dilata
nel vicolo più stretto di tutte le città
perché il qui e l'ora non esistono
anche in questo momento,
a passeggio sul lungomare.
E chi si ferma più...

Pedro de Montjuic

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