giovedì 18 luglio 2019

Puttane vere

In foto: «gli anni '70 hanno visto il diffondersi della prostituzione maschile in quasi tutte le grandi città italiane. Spesso il numero dei travestiti è addirittura superiore a quello delle loro colleghe di sesso femminile. A Napoli però le professioniste serie si difendono rivendicando l'autenticità del prodotto». (Da "La Napoli di Bellavista", di Luciano De Crescenzo)

Caro Direttore, 

negli anni Cinquanta lavoravo in una casa chiusa. Ero il ragioniere delle prostitute, All’epoca ero studente universitario e mi guadagnavo da vivere portando i conti alla Pensione Gianna, casa di tolleranza situata a Napoli, in via Sedile di Porto, nei pressi dell’Università. A essere sincero non vedevo nessuna prostituta, anche perché tutte le impiegate, dopo un’intensa notte di lavoro, il lunedì mattina, stavano ancora dormendo. Il mio lavoro consisteva nel calcolare le percentuali che spettavano a ciascuna signorina.

Ora, però, cerchiamo di spiegare alle nuove generazioni come funzionavano le case chiuse. Innanzitutto si entrava gratis. Ci si accomodava in una sala dove le signorine prostitute, più o meno vestite, passeggiavano per farsi ammirare. A esortare i clienti a compiere il proprio dovere provvedeva una signora di mezza età, anche detta maîtresse, che urlava in continuazione: «Su belli diamoci da fare! Su belli in camera! E smettiamola di fare flanella (di perdere tempo)». Non appena uno dei clienti con un cenno del capo dichiarava il proprio gradimento a una signorina, questa si avviava verso una scala alla base della quale c’era una cassiera. Il cliente pagava il dovuto e riceveva in cambio una marca, anche detta marchetta. Quindi saliva in camera insieme alla prostituta. Prima però di dare inizio alla sua prestazione la signorina gli diceva: «Come, non ci beviamo nemmeno un prosecchino?». Quindi, tramite un citofono, ordinava la consumazione al bar sottostante. Alla Pensione Gianna le signorine prostitute prendevano il 40 per cento della marchetta e il 30 per cento delle ordinazioni. Sia la marchetta che lo scontrino del bar finivano in una busta arancione con su scritto il nome della prostituta. La prestazione non sempre era piacevole anche perché, durante il rapporto, la signorina non faceva altro che ripetere: «Fai presto sennò ti faccio pagare il doppio!». 

Nel ’58 i prezzi variavano a seconda del livello della casa. Dove andavo io la semplice costava 200 lire, la doppia 350 e la mezz’ora 500. I militari avevano diritto allo sconto del 50 per cento. Nelle case di lusso, invece, tipo l’Internazionale o la Suprema, si pagava molto di più. Quanto con precisione non saprei dirlo, anche perché all’epoca, non avendo grandi disponibilità economiche, non mi sono mai spinto oltre la Pensione Gianna. Ogni quindici giorni, poi, le prostitute cambiavano: quelle di Napoli andavano a Padova e quelle di Padova a Bologna. Così facendo nel giro di qualche anno si finiva col conoscere le prostitute di mezza Italia. In gergo si diceva: «E' arrivata la quindicina!»

Il 20 settembre del ’58, grazie alla legge Merlin, le case chiuse furono chiuse. Il giorno prima, a Napoli, San Gennaro non aveva fatto il miracolo. All’epoca esercitavano il mestiere di prostituta circa 3.500 professioniste. Una volta conquistata la libertà divennero 30 mila e oggi, anche grazie all’apporto delle extracomunitarie, sembra che siano diventate più di 50 mila. L’ultimo giorno, comunque, fu drammatico. Piangevano tutti: piangevano le prostitute e piangevano i clienti. Alcuni di loro dicevano: «Io senza te sono perduto. Come farò a sopravvivere? Fammi sapere dove andrai a vivere». Anche la signora Gianna, la tenutaria della casa, piangeva. Quel 20 settembre, ricordo, mi venne incontro dicendo: «Io cambiavo le lenzuola anche tre volte al giorno. Queste povere ragazze non sanno fare nemmeno due passi da sole! Finiranno tutte nelle mani di farabutti che le picchieranno a sangue. Qui, invece, avevano in me una mamma, e poi avevano il medico che le visitava tutti i mercoledì»

Luciano De Crescenzo
(Da il Corriere della Sera, venerdì 25 ottobre 2002)

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