lunedì 8 agosto 2016

Santorini, diario di viaggio - Black Beach e tramonto al faro di Akrotiri

La spiaggia di Mesa Pigadia vista dall'estremo di nord-ovest


Stavolta non abbiamo dimenticato le scarpe da scoglio. Per nostra fortuna, visto che la spiaggia di Mesa Pigadia è costellata da milioni di sassi neri.



Se vuoi conoscere tutte le impressioni su Santorini, leggi il resto del mio diario di viaggio!


Black Beach


Gli inglesi la chiamano Black Beach. Ma questa lingua semplice ed essenziale non rende ragione alla multiforme spiaggia, che di nero ha solo i sassi.

La baia è infatti delimitata da due speroni, uno di roccia molto chiara, quasi bianca, parte finale del tratto di costa che la precede e che delimita la piccola e difficilmente accessibile White Beach; l'altro è molto più esteso e sembra un libro di storia della Terra: strati di rocce che si comprimono a vicenda e si stratificano in un'unica entità, a testimonianza di ere che hanno corso la staffetta del Tempo.


L'acqua della baia è fresca e tranquilla, ben protetta dai venti che sull'isola soffiano senza timore, soprattutto qui a sud. Sebbene la discesa sterrata che permette di arrivare alla spiaggia non sia molto agevole, vale la pena affrontarla in auto o moto per pochi minuti (in alternativa si può percorrere a piedi in dieci minuti, come abbiamo fatto noi). Passare una giornata a Mesa Pigadia è davvero rilassante. Chi non cerca fronzoli può prendere un ombrellone presso l'unica taverna presente, oppure fare qualche passo in più e raggiungere un anziano signore, affiancato dal simpatico nipotino. Qui noleggiano a tariffe competitive anche i soli lettini. Chi invece si sente più fashion, può optare per il lounge bar e ristorante Akro, ovviamente ad un costo più alto e con obbligo di consumazione.

La spiaggia di Mesa Pigadia vista dall'estremo di sud-est
Non dimentichiamo i barcaioli che, con frequenza di trenta minuti, caricano decine di turisti a bordo per un tour delle spiagge più famose dell'isola. Il servizio principale parte dalla Red Beach, con fermate alla Black e alla White Beach. Non ci sono vincoli di orario per la permanenza. Il biglietto si fa solo a bordo. L'unica cosa importante da tenere bene a mente è l'orario dell'ultima corsa per evitare di essere lasciati sulla spiaggia. Esistono anche altre linee che partono dal porticciolo di Akrotiri e da Perissa. I più pigri che soggiornano in queste località possono informarsi in loco.

Con tutto il rispetto per quelli veri, ma i passeggeri di queste barche vengono trattati come profughi, con urla di rimprovero ai turisti più insistenti che pretendono di salire su una barca già piena di anime. Avreste dovuto vedere un gruppo di venti persone che aveva perso la coincidenza: erano tutti a riva scrutando l'orizzonte. Erano in attesa della corsa successiva con uno sguardo preoccupato. Pareva fosse annegato qualcuno a largo.

E le case dei pescatori scavate nella roccia? Ognuna diversa dall'altra, ancora abitate dopo generazioni di faticatori marittimi. Adesso trascorrono rilassanti giornate in compagnia dei loro familiari godendosi la stagione estiva, anche se è ancora possibile scrutare all'interno di queste iposkafa (è questo il nome in lingua madre) qualche vecchio marinaio dal volto rugoso in barba bianca e crespa.





Per dare uno sguardo a queste abitazioni è necessario incamminarsi verso nord-ovest superando la family tavern. Bisogna essere pazienti e determinati, perché i sassi di Mesa Pigadia sono insidiosi. Diciamo che non si tratta di una passeggiata rilassante, ma non è nemmeno impegnativa.

Mi sono quindi incamminato lungo il libro di storia della Terra che prima ho descritto, dando attenzione a ogni figura di quelle impressionanti pagine.

Di tanto in tanto si incontra qualche coppia che reclama infastidita la propria privacy. Ma a un certo punto ci si ritrova da soli, a tu per tu con l'aspro pesaggio marino. A largo staziona qualche catamarano charter: in questo tratto l'acqua è davvero limpida. In compenso, a riva c'è un senso di pace assoluto, l'ideale per scattare qualche foto con un'ampia inquadratura.



Non contento, mi sono avventurato fino in fondo. Tipico di chi è affamato di curiosità da passeggiate in spiaggia. Ho scorto in lontananza un piccolo ormeggio con una discesa a mare dalla costa, e ho voluto dare uno sguardo ravvicinato. È stato stancante, lo ammetto. Sono anche caduto inciampando tra i sassi. Se non fosse stato per il judo praticato qualche anno fa avrei perso la mia reflex. Me la sono cavata con una formidabile yoko ukemi, una caduta laterale. Se mi avesse guardato il mio caro amico e istruttore Gigi sarebbe stato fiero di me...



















Faro di Akrotiri


In serata, appuntamento col tramonto. Faro di Akrotiri, punta sud dell'isola. Signori, ho detto tutto.


C'è chi dice che il tramonto più bello di Santorini si ammiri a Oia, il paesino da cartolina a nord. Non sono d'accordo. Lì sei costretto a rimanere fermo per un'ora, in piedi, ammassato in una stradina più stretta di San Gregorio Armeno, tra turisti scalpitanti. Alcuni anche un po' sociofobici, visto che desiderano non essere sfiorati in un'area che raggiunge a stento il metro quadro.

Qui invece si ha la possibilità di ammirare il sole che cade a picco sul mare. Seduti sulla roccia, in silenzio (quando non capti la soave cadenza casertana di alcuni ragazzi vicini a noi che hanno parlato ad alta voce quasi per tutto lo spettacolo), all'aria fresca e con vento moderatamente teso si gode il calare dell'astro in tutto il suo splendore.



E se si è stanchi, si può sempre girare lo sguardo verso destra. C'è una veduta mozzafiato della caldera, con stormi di gabbiani sospesi in aria che sfidano il vento.




Se vuoi conoscere tutte le impressioni su Santorini, leggi il resto del mio diario di viaggio!

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