mercoledì 10 agosto 2016

Santorini, diario di viaggio - Antica Thira e La Ponta di Akrotiri



Visitare è un aspetto fondamentale della vacanza. Sebbene agosto non sia il mese più adatto, una piccola pausa dal mare ogni tanto ci sta bene.

Almeno questo è il mio punto vista, non sono un anfibio urodelio del genere Salamandra. Invece Angela, che non è di questo parere, ha preferito adagiarsi sui lettini della spiaggia di Kamari. Abbiamo quindi optato per una separazione consensuale: lei spiaggiata al sole, io in scalata sulla montagna vicina. Con il cinquantino a noleggio ho percorso i tornanti da vertigine che portano in cima al Mesa Vouno.





Se vuoi conoscere tutte le impressioni su Santorini, leggi il resto del mio diario di viaggio!

Antica Thira


In cima a questa montagna ci sono gli scavi archeologici dell'antica Thira, città fondata dai coloni dori nel IX secolo a.C. Per intenderci, i Dori erano Spartani: credo che questo dettaglio renda la storia più interessante. Un sito archeologico a quattrocento metri d'altezza. Su una montagna impervia, arida e battuta da forti venti. Da qui gli aerei in fase d'atterraggio sembrano gabbiani plananti.


Perché mai costruire un insediamento urbano in un posto del genere? Semplice: garantiva il controllo del mar Egeo. E per più di trecento anni ha mantenuto un ruolo di risalto.

Lontano dal turismo di massa, chi pensate che incontri? Una folta schiera di conterranei. Un po' campani, un po' partenopei. All'inizio del percorso ho pensato: "Caspita, quanto siamo legati alle nostre origini greche!".

Mi sono bastati trenta metri per sconfessare questa considerazione.

"Amo', madonna... Ma quando finisce?". Eravamo all'incirca al punto tre dei ventiquattro segnalati sulla brochure fornita all'ingresso.


"Cheste so' tutte case, ma che palle". Volevano riferirsi al fatto che lungo il cammino erano prevalentemente evidenti mura perimetrali di edifici. E si sa che per costoro non è scavo archeologico se nun ce sta 'na colonna. Tanto è vero che arrivati alla stoà, dove di colonne ce ne erano in abbondanza, si sono fatti il selfie sorridenti.


"Cioè, sicuramente non credo che lo rifarei". Non c'è dubbio, il sentiero è impegnativo. Sole forte, salite, gradini, vento e vertigini. Ma perchè mai sono saliti? Pensavano forse di trovare i resti del luna park di Epaminonda?! E meno male non ci sia stato nessun commento davanti all'enorme fallo priapico scolpito nei pressi dell'agorà.


La Ponta di Akrotiri


Ai più famosi scavi di Akrotiri, invece, ancora non ci sono stato. In compenso, qualche giorno fa ho visitato l'odierno villaggio, dove è possibile visitare i resti de La Ponta, uno dei cinque castelli veneziani di Santorini.


È stato bello scoprire all'interno delle mura di cinta la presenza di un museo interattivo. Nessuna segnalazione acchiappa turisti, nessun biglietto da pagare. È richiesto solo l'interesse.

All'interno sono esposte le riproduzioni degli strumenti musicali del mondo antico, che qualche fottuto genio si è preso la briga di ricostruire seguendo le testimonianze apprese dagli scritti di Aristofane. Il più particolare di tutti è la tsabouna, uno strumento a fiato formato da una sacca in pelle di pecora. Altro non è che l'antenato della... zampogna. Con tali strumenti vengono eseguiti periodicamente dei concerti. Per parteciparvi basta controllare la disponibilità dei posti sul sito del museo e prenotare il proprio biglietto.


Tsabouna, zampogna.

Avete presente Gus Portokalos, il padre della protagonista ne Il mio Grosso Grasso Matrimonio Greco? Quello che tentava di dimostrare che tutte le parole moderne derivssero dal Greco?
Ecco, la tsabouna me lo ha ricordato. Sembra che davvero derivi tutto da questa terra, culla della civiltà.

'A tsabouna... Cose 'e pazzi!

Se vuoi conoscere tutte le impressioni su Santorini, leggi il resto del mio diario di viaggio!

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